La gastroenterologia funzionale affronta le cause alla base delle malattie. Non si limita a considerare il paziente un insieme di sintomi ma un complesso sistema da analizzare, esplorare e comprendere per risolvere. Il gastroenterologo utilizza un approccio orientato alla massima collaborazione con il paziente progettando e realizzando un percorso basato esclusivamente sulla totale personalizzazione della cura.
Le ultime evidenze scientifiche confermano il ruolo dell’intestino come organo master del nostro organismo. Come sosteneva Ippocrate, tutte le malattie hanno inizio nell’intestino. Approfondisci con una visita gastroenterologia a Roma centro le tue problematiche del sistema digerente.
Cosa fa un gastroenterologo?
L’intestino rappresenta la seconda interfaccia del nostro organismo con l’ambiente esterno.
Ingloba fino al 75% del tessuto immunitario, al suo interno si produce serotonina e ospita la più numerosa comunità di microrganismi (batteri, funghi, lieviti, virus) che cooperano attivamente nel mantenere lo stato di salute o patologico nel caso la simbiosi venisse meno.
Un vero e proprio secondo cervello che comunica col primo attraverso un asse cervello-intestino.
Che cos’è la disbiosi intestinale?
La disbiosi è una condizione in cui l’intestino presenta uno squilibrio del microbioma (la comunità residente) con una carenza di batteri benefici per la salute dell’organismo umano e una sovracrescita di batteri non amici (patobionti).
Si pensa che sia la disbiosi intestinale la causa iniziale dello sviluppo di patologie intestinali come colon irritabile, gastrite malattia da reflusso gastro-esofageo, malattia diverticolare e malattie infiammatorie croniche intestinali solo per citare quelle più frequenti ma anche malattie extra-intestinali con particolare riferimento a quelle autoimmuni.
La disbiosi, che si origina a monte, sarebbe il trigger scatenante e, quindi, la condizione da curare.
Come funziona l’approccio?
Resta fondamentale ricercare le cause primarie e non solo curare i sintomi attraverso un approccio incentrato sull’uso di farmaci sintomatici.
Preferiamo l’uso di un approccio integrato e in team dove, attraverso esami mirati si può quantificare il grado di disbiosi e studiare l’alterazione della permeabilità intestinale.
Questi due sono parametri fondamentali che ci permettono di andare poi a lavorare sui fattori epigenetici che possono spostare il risultato finale: remissione o mantenimento della patologia in atto.
Tra i fattori più importanti ricordiamo la gestione dello stress, l’attività fisica e l’alimentazione-micronutrizione corretta. Attraverso questi comportamenti corretti e rinforzati dall’alleanza medico-paziente, si possono ottenere risorse maggiori per definirci sani e non più malati.
La medicina trova la propria forma sul terreno dei nuovi comportamenti.