Cosa bisogna sapere su questo disturbo di cui hanno sofferto, almeno una volta, quasi tutte le donne?

La secchezza vulvo-vaginale, presenta sintomi differenti da paziente a paziente in base all’età e alla storia clinica di ciascuna, oltre che alle specifiche patologie. Tale disturbo che accomuna le donne in differenti fasi della vita deriva da cause diverse.

Che cos’è la atrofia vulvo-vaginale?

Il problema, piuttosto comune, spesso viene sottovalutato o trascurato dalle stesse donne.

Durante l’età fertile la mucosa vaginale, grazie alla produzione degli ormoni estrogeni, mantiene un buon livello di idratazione, è elastica e ben irrorata; il pH basso rende l’ambiente vaginale leggermente acido e questo protegge dalle infezioni vaginali. 

In determinate fasi della vita, come ad esempio in menopausa, per la fisiologica carenza di estrogeni, la lubrificazione può essere molto carente o completamente assente.

La mancanza di idratazione provoca secchezza e questa causa prurito, irritazioni delle mucose, secrezioni con cattivo odore. La donna, per la riduzione della elasticità, ha più difficoltà alla penetrazione durante i rapporti, anche per le piccole abrasioni che possono comparire all’entrata della vagina, dove la mucosa è più delicata.

Si possono avere anche disturbi vescicali e bruciore durante la minzione fino ad una vera e propria cistite detta “da luna di miele”, che insorge 24-72 ore dopo il rapporto.  Il dolore durante il rapporto sessuale crea un disagio importante che rende meno serena anche la vita intima. Ciò può contribuire a far insorgere tensione all’interno della coppia, rendendo la relazione più difficile. In alcuni casi compaiono addirittura problematiche di natura psicologica in quanto i rapporti interpersonali si diradano causando insicurezze, ansia e stress.

Recenti studi medici hanno evidenziato come la secchezza intima colpisca il 17% delle donne tra i 18 e i 50 anni e più della metà delle donne soprattutto all’inizio della menopausa.

Nonostante ciò tale problema rimane, per la maggior parte dei casi, silente. Parlare con il proprio medico di fiducia crea comunque un certo imbarazzo e inibisce il dialogo. Solo un quarto delle donne che deve fare i conti con questo disturbo cerca pertanto effettivamente una soluzione.

Sintomi della secchezza vaginale

Quali sono i sintomi della secchezza vaginale? A quali campanelli d’allarme bisogna far attenzione. Secondo gli esperti si possono riscontrare:

  • prurito;
  • bruciore;
  • perdite bianche;
  • dolore durante i rapporti sessuali;
  • stimolo ad urinare.

Ma la condizione menopausale non è l’unico fattore predisponente; tra le cause della secchezza vaginale vi possono infatti essere:

  • l’allattamento
  • la gravidanza
  • la chemioterapia
  • igiene intima eccessiva utilizzando prodotti aggressivi
  • malattie immunitarie
  • alterazioni ormonali
  • ansia e stress
  • farmaci

I livelli ormonali, con il passare del tempo, subiscono un calo fisiologico. A causare la mancata lubrificazione è soprattutto la carenza di estrogeni che può comparire anche anni prima del presentarsi della menopausa. Perfino in gravidanza e in allattamento la fluttuazione dei livelli ormonali comporta cambiamenti all’interno della vulva e crea disturbi e disagi.

Ansia e stress, oltre ad altri fattori psicologici, possono poi alterare il normale stato di salute della mucosa vaginale andando a far diminuire il flusso di sangue che convoglia nella vagina riducendo, di conseguenza, la regolare lubrificazione.

Oltre alle cause naturali vi sono quelle dovute ai farmaci e alle cure intraprese per altre patologie. Medicine come gli antistaminici, gli anticolinergici e i contraccettivi orali a basso livello di estrogeni possono ridurre le secrezioni mucose così come svariate terapie contro il cancro, inclusa la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia oncologica arrivano a incentivare la presenza di secchezza vaginale.

Altra causa? L’eccessiva igiene intima. L’utilizzo di saponi poco rispettosi del pH della mucosa e piuttosto aggressivi può determinare una condizione temporanea di secchezza.

In tutti questi casi, l’inaridimento delle mucose dovuta alla fluttuazione degli ormoni, alla mancanza di sangue nella vagina e alla carenza di lubrificazione, rende pertanto difficili le azioni quotidiane, ma soprattutto crea importanti problematiche durante i rapporti sessuali. In che modo? La secchezza intima durante il rapporto fa avvertire alla donna parecchio dolore creando una situazione di forte disagio per la coppia.

Per curare correttamente la secchezza vaginale occorre vincere ogni timidezza e timore e recarsi dal proprio medico o dal proprio ginecologo di fiducia. Spetta al professionista compiere le analisi del caso per controllare lo stato di salute di ciascuna paziente e prescrivere, in base ai vari risultati dei test clinici, terapie farmacologiche ad hoc.

In generale per alleviare fastidi e pruriti è sempre bene consultare il medico ed evitare rimedi fai da te o ancor peggio rimedi della nonna.

Ci sono particolari momenti della vita in cui una importante carenza di estrogeni deve, infatti, essere controllata dallo specialista e contrastata con farmaci ad hoc che non si possono assumere liberamente e in totale autonomia.

Come alleviare il dolore, ma soprattutto il prurito? Esistono rimedi naturali per la secchezza intima grazie alla presenza di creme e gel ad hoc da applicare a livello locale se il problema non è legato alla menopausa. In questo caso specifico infatti potrebbe essere richiesto l’utilizzo di cure farmacologiche prescritte direttamente dal proprio specialista.

 Tra i rimedi naturali, l’aloe vera ed il burro di karitè possono essere usati come emollienti, mentre l’olio di semi di lino come lubrificante.

Tra gli altri consigli utili per contrastare i problemi legati alla secchezza vaginale, oltre a quello sempre valido di rivolgersi al proprio medico di fiducia, vi sono alcuni piccoli accorgimenti da adottare nella vita di tutti i giorni.

Se si soffre di secchezza intima è bene inserire nella propria dieta quotidiana alimenti ricchi di fitoestrogeni in quanto questi ultimi contribuiscono a mantenere stabili i livelli di umidità della vagina, ma anche soia, mele, ciliegie, sedano e ovviamente noci.
Occorre, infine, fare molta attenzione all’igiene intima evitando gli eccessi e i prodotti troppo aggressivi. Meglio pertanto leggere attentamente le etichette dei vari saponi e rispettare il naturale pH delle zone intime.

Tra le cure ormonali la prima scelta sono gli estrogeni locali: estriolo in gel, efficace e sicuro, che può essere usato per anni, in quanto è molto più leggero dell’estradiolo; promestriene, estrogeni coniugati. Se ci sono problemi di secchezza e di minore risposta fisica per una riduzione della libido, si possono usare prodotti locali a base di testosterone (galenici su prescrizione medica) che riaccendono ancor di più la risposta fisica. Infine, recentemente è in commercio un prodotto a base di Prasterone che unisce gli aspetti positivi degli estrogeni e degli androgeni.

Una terapia ormonale locale può risolvere i problemi di secchezza e atrofia genitale dell’85 per cento delle donne dopo la menopausa, soprattutto se la cura viene iniziata subito dopo la scomparsa del ciclo. L’uso di ormoni è ovviamente utilizzabile dietro prescrizione specialistica solo se non sussistono controindicazioni. In questo ultimo caso, per ridurre secchezza e dolore oggi è possibile utilizzare l’acido ialuronico vaginale, che ha un’eccellente azione idratante, antiossidante e antinfiammatoria. L’acido ialuronico può essere usato in sicurezza in tutti i momenti della vita della donna che favoriscono l’insorgenza di secchezza vaginale: durante l’assunzione della pillola anticoncezionale, in caso di amenorrea prolungata in età fertile, oppure dopo il parto e durante l’allattamento (per una temporanea alterazione ormonale con squilibrio dell’ambiente vaginale e riduzione dell’idratazione). 

Altre opzioni terapeutiche locali sono inoltre il gel al colostro o a base di vitamina E oltre gel e ovuli a base di polinucleotidi.

Da qualche anno, sempre dietro ricetto medica, in assenza di fattori controindicanti, è a disposizione in Italia un nuovo farmaco da assumere per bocca, l’Ospemifene, approvato anche per le donne con pregresso tumore al seno che abbiano completato le cure ormonali.

Infine è possibile risolvere la sintomatologia legata alla sindrome genito-urinaria anche con trattamenti “fisici”, come la radiofrequenza e la elettroporazione che sfruttano l’azione delle onde elettromagnetiche sui tessuti umani per agire a livello vulvare e vaginale migliorando l’irrorazione, aumentando l’elasticità dei tessuti e riducendo la condizione di iperreattività locale. La elettroporazione facilita inoltre l’assorbimento di principi attivi “mirati”. Questi possono essere prodotti naturali come l’acido ialuronico o veri e propri farmaci come gli estrogeni, gli androgeni o cortisonici, ma anche antidolorifici o antispastici per chi soffre di vaginismo o vulvodinia.

Per ultimo va ricordato il laser vaginale, più costoso ma altrettanto efficace nei casi di atrofia.